Teoria dei Lego… reloaded!

Con questo post vorrei inaugurare quella che spero essere una lunga serie di chiacchierate/confronti con amici, esperti e professionisti del settore intelligence sul draft di “Open Source Intelligence Abstraction Layer”. Questa puntata iniziale ha come primo ospite il mio amico Giuliano Palazzo, autore di “Intelligence e Security nell’attività di protezione personale”.

Come noto, non si parla bene a stomaco vuoto. Perciò questa piacevole chiacchierata è iniziata con un buon antipasto di mare e si è conclusa – come nelle migliori tradizioni – con un buon bicchiere di rum. Le premesse per una buona trattazione dunque c’erano tutte e complice l’argomento particolarmente “estivo” – la “Teoria dei Lego” esposta in Open Source Intelligence Abstraction Layer – e il contesto particolarmente “marittimo”, la discussione si è svolta con la giusta, piacevole dose di ironia.

Premessa: nel campo delle costruzioni Lego, Giuliano può vantare una significativa esperienza e competenza  derivante dalla sua duplice funzione istituzionale di “papà addetto alla supervisione di costruzioni Lego” e di “papà gestore del budget” per le costruzioni Lego. La coincidenza dei due ruoli gli garantisce una particolare vicinanza alle questioni ed alle problematiche delle costruzioni Lego sia sotto l’aspetto strategico, sia sotto quello progettuale, implementativo e tattico-operativo.

Giovani analisti Lego all’opera sull’OSINT Abstraction Layer

Ciò ha originato la sua interessantissima osservazione. Ve la riporto (quasi) per intero in senso discorsivo, nel tentativo di riassumere le sue argomentazioni:

“Queste scatole Lego hanno un problema: se ti capita di voler costruire qualcosa di diverso da quello che c’è rappresentato sulla scatola, il più delle volte non c’è verso di farlo. Quasi sicuramente ti mancherà quel particolare tipo di pezzo che ti serve per costruire quella certa cosa che hai in mente, nel modo in cui volevi farlo. Di conseguenza sei costretto a comprare per forza un’altra scatola, sperando che contenga i tipi di pezzi che effettivamente ti servono. Sarebbe meglio avere un tipo di scatola “generalista”° che offra tutte le tipologie di mattoncino in un certo numero. Oppure scatole “specializzate” per ogni singola tipologia di pezzi. In questo modo uno potrebbe decidere se, come e quando integrare la propria dotazione di mattoncini. Come interpreti questa cosa nell’ambito della tua idea di teoria dei Lego per l’Osint?”.

Tornando seri solo per un istante (il contesto, si è detto, rende la cosa piuttosto improbabile) appare chiaro come l’osservazione di Giuliano sia del tutto attinente, ed in più punti, alla mia idea di “Teoria dei Lego” applicata all’Osint. Quella osservazione descrive infatti nel migliore dei modi l’esigenza di interdisciplinarità che nasce dalla necessità di “costruzione epistemologica” di Osint in quanto disciplina.

Nella “Teoria dei Lego” – così come declinata nel draft di Open Source Intelligence Abstraction Layer – una scatola di Lego (con la sua brava immagine del modello da realizzare) rappresenta una “disciplina” (che può essere tanto la storiografia come la filosofia, il giornalismo, la psicologia, la statistica, ecc.). I “mattoncini” contenuti in ogni scatola, le regole attraverso le quali si possono assemblare nonché gli oggetti con essa realizzabili, descrivono l’insieme delle teorie, dei metodi e degli strumenti che quella disciplina possiede.

Dal punto di vista dell’Osint (perché anche l’Osint, in quanto disciplina, è una scatola di Lego) non è possibile sapere quali pezzi ci sono (e quindi se ci servono o meno) dentro una determinata scatola/disciplina finché non viene aperta. O quantomeno finché qualcuno che ha già aperto quella scatola (e magari con quella scatola/disciplina ha già costruito) ci dice se può effettivamente esserci utile (o meno) nel realizzare quanto ci proponiamo°°.

In questa fase conoscitiva, non può però bastarci il fatto di sapere che con quella scatola/disciplina è possibile costruire un certo oggetto (ovvero la figura rappresentata sulla scatola). La nostra conoscenza deve necessariamente estendersi anche alla tipologia, alle finalità, al “funzionamento” a alle regole di assemblaggio dei singoli pezzi in essa contenuta.

La persona o comunque il soggetto che ci rende edotti del contenuto (e tutto sommato delle “prestazioni”) della scatola/disciplina è il cosiddetto “esperto di dominio“. Il suo giudizio sulla utilità della propria scatola/disciplina all’interno del nostro progetto è però legato ad alcuni importanti fattori:

  • la descrizione che gli facciamo di ciò che vogliamo costruire, dei “pezzi” di cui presumiamo di avere la necessità e delle modalità attraverso le quali essi debbono interfacciarsi ai nostri (ovvero la conoscenza che egli ha del nostro progetto e delle sue esigenze costruttive);
  • la profondità della conoscenza della sua disciplina (ovvero la conoscenza di quali e quanti pezzi ci sono nella propria scatola e delle modalità di assemblaggio di questi pezzi);
  • la profondità della sua conoscenza della nostra scatola, dei pezzi che già abbiamo a disposizione e delle relative modalità di assemblaggio).

In altre parole l’esperto di dominio deve saper mediare tra le “potenzialità costruttive” della sua scatola di Lego, le nostre esigenze progettuali e le potenzialità costruttive della nostra scatola/disciplina (nessun senso avrebbe, infatti, un versamento di teorie, metodi o definizioni da parte di discipline come la filosofia o il giornalismo effettuato senza aver chiaro lo scopo e le necessità dell’intelligence). Insomma quella dell’esperto di dominio è una tipica funzione di interfaccia, che ha lo scopo di mettere in collegamento due contesti diversi, per il raggiungimento di uno scopo. Non ci vuol molto per ricondurre questo concetto a quello dei Livelli di Astrazione.

Ipotizzando dunque che l’Osint in quanto disciplina identifichi un proprio livello di astrazione e ipotizzando che la sua “scatola” non possa disporre di default di tutti i pezzi (ovvero gli strumenti) che si rendono necessari alla realizzazione del proprio scopo e ipotizzando che questi pezzi/strumenti siano già a disposizione in altre scatole/discipline – ovvero che non debbano essere inventati ex novo – appare chiara la necessità di dover ricorrere ad un qualche sistema  conoscitivo che – di caso in caso – permetta, con una certa facilità e tempestività, di attingere ai “pezzi” necessari laddove sono disponibili.

In questo senso una spiccata propensione alla interdisciplinarità°°° è una necessità imprescindibile per l’Osint (ma anche per l’intelligence in senso lato) e il fatto di valutare altre “scatole di Lego” dovrebbe essere tra i fondamenti di Osint.

Non è ovviamente realistico pensare di poter “inglobare” in un unico “scatolone” (l’Osint…) le prestazioni di tutte le  scatole/discipline esistenti, basandosi sulla mera ipotesi di una potenziale utilità. Ciò che si può, e si deve, fare invece è dotarsi di una rete sufficientemente ampia e qualificata di “esperti di dominio” (e qui ci si riconduce all’altro aspetto fondante dell’intelligence delle fonti aperte, ovvero la gestione e la validazione del network delle fonti) in modo da poter disporre, a richiesta,  della conoscenza necessaria a selezionare, tra le tante, la “scatola” di cui abbiamo effettivamente bisogno.

La chiacchierata con Giuliano ha comunque messo in evidenza e rafforzato idee e visioni già presenti in Open Source Intelligence Abstraction Layer. Prima tra tutte il fatto che lo studio del solo “livello di astrazione” per l’Osint non è sufficiente. Lo scambio interdisciplinare non può infatti avvenire solo al livello di concetti, definizioni e teorie ma deve proseguire anche al livello di procedure/processi e – infine – al livello “utenti” (quindi esigenze, scopi e finalità) del prodotto di intelligence.

Dunque la notizia, in anteprima assoluta credo, è che è allo studio l’ipotesi di una prosecuzione del discorso iniziato con “Open Source Intelligence Abstraction Layer”. Prosecuzione che si concretizzerebbe nella realizzazione di una “trilogia” che completi la trattazione con gli altri due aspetti citati: quello relativo alla integrazione – allo strato “disciplina” – dei processi, delle procedure e dei metodi derivanti dai singoli “prestiti” delle varie discipline e quello relativo alla condivisione di scopi, finalità ed esigenze di quelli che sono i “clienti” (o gli “utenti”) di Osint.

Perciò è con molto piacere – e non senza qualche timore, data la mole del progetto, che certo porterà più di un problema in fase di realizzazione – che annuncio l’avvio di due filoni di ricerca in tal senso. Ricerche che, nelle mie speranze, dovranno un giorno culminare in due lavori dal titolo, rispettivamente, “Open Source Intelligence APPLICATION Layer” e “Open Source Intelligence FUSION Layer“.

Di carne al fuoco ce n’è tanta, tendenzialmente troppa. Ciò ritarderà di almeno altri tre lustri la mia conversione alla cultura vegetariana…

A chi non può aspettare tutto questo tempo non posso che consigliare di aspettare almeno fino alla fine dell’estate, quando sarà finalmente disponibile (in formato cartaceo ed in ebook) il libro “Open Source Intelligence Abstraction Layer” edito da Epoké Edizioni.

In ogni caso… buona lettura!

Ringrazio di vero cuore il mio amico Giuliano Palazzo per aver voluto leggere e commentare il draft di Open Source Intelligence Abstraction Layer e per essersi prestato al tono “estivo” di questo post. Le sue osservazioni sono state, come sempre, utilissime.

Note

° ricordo che nella nomenclatura dei Lego troviamo molte classi di pezzi tra le quali: le “piastre” (o mattonelle, o tile), le “travi” (o beam, o liftarm), i “mattoncini” (brick), i mattoncini “a rampa” (o tegola, anche inversa), le “assi” (axle), le figura (minifig), ecc.. Ovviamente è del tutto probabile che una singola scatola le contenga tutte.

°° la scatola di Lego “10574 Gelato creativo” difficilmente conterrà pezzi che ci servono per costruire il “10220 Volkswagen T1 camper van” e… viceversa<

°°° esistono varie formalizzazioni del concetto di interdisciplinarità: ausiliaria, composita, complementare (Heckhauser) o lineare, strutturale e ristretta (Boiset) ma il bilancio tra queste ed altre considerazioni a tal proposito verranno esposte in altra sede.