Documentalità e memoria nell’Intelligence delle Fonti Aperte

Perché in Open Source Intelligence Abstraction Layer si insiste così tanto sull’aspetto documentale delle informazioni e delle fonti? Ne parliamo nel primo dei nostri webcast dal titolo Documentalità e Memoria nell’Intelligence delle Fonti Aperte.

Buona visione.

Osservatori, osservati e osservazioni

Nel capitolo 1 di Open Source Intelligence Abstraction Layer (pag. 20 e seguenti della versione cartacea) viene infatti affrontato il problema della collocazione dell’Osint, come disciplina e come funzione, all’interno del cosiddetto “sistema di intelligence” (S.I.).

In particolar modo – partendo dalla discussione dei due casi (Osint “interno” al S.I. e Osint “esterno” al S.I.) – si caldeggia l’ipotesi dell’Osint quale osservatore privilegiato, interno e costituente del “sistema di intelligence” oltre che delle variabili, delle relazioni e delle “dinamiche ambientali” che in esso insistono (e che Osint considererebbe alla stregua di fonti/informazioni aperte).

E’ in questo senso che l’Osint potrebbe dimostrare di avere, più di altre tipologie di intelligence, le attitudini necessarie per costituire un vero e proprio strumento di indagine epistemologica degli “studi di intelligence”.

Il tema della collocazione dell’osservatore rispetto al sistema osservato è di grande attualità, in molte discipline. Il 15 novembre 2014 si è tenuto presso l‘Università della Svizzera Italiana – organizzato dalla Associazione “Fare arte nel nostro tempo” – un convegno che già dal titolo esplicita aderenze significative con i temi a noi cari in particolar modo rispetto alla quesito: “Il rapporto osservatore – osservato. L’osservatore fa parte del sistema che osserva o è esterno ad esso?

Tra i relatori che (appartenenti a vari “Livelli di Astrazione”) hanno espresso il loro punto di vista il Prof. Maurizio Ferraris – già conosciuto ai lettori di Asbtraction Layer per via della sua Teoria della Documentalità – e il Prof. Carlo Rovelli (noto fisico e saggista) dei quali di seguito si riportano gli interessanti interventi.

Ferraris (qui l’abstract dell’intervento) evidenzia la necessità di ricercare un efficace compromesso tra opposte concezioni (“epistemologismo” vs. “ontologismo”) e lo fa partendo dalla constatazione che “...il problema non è capire se c’è un mondo esterno oppure com’è che conosciamo questo mondo esterno. Il problema è quanto intervengono le aspettative dell’osservatore nella conoscenza del mondo esterno“. L’osservatore infatti “…presume molto di sé e spesso presume anche di essere molto più costituente di quanto non sia rispetto al mondo esterno.”

Dunque almeno alcuni oggetti “…esistono indipendentemente dagli osservatori” (mondo esterno) ed è fuorviante definire il confine tra “mondo interno” e “mondo esterno” sulla base di una questione meramente topologica. Ferraris propone invece di impostare questa differenziazione sulla base del fatto che “...esistono parti del mondo che sono esterne ai nostri schemi concettuali (di quelle stesse parti, NdA) e alla nostra volontà” e sulle quali non possiamo agire.

Dunque quando si parla di dipendenza di questa particolare tipologia di oggetti dall’osservatore “…si intende una dipendenza rappresentazionale .Dunque nessuna dipendenza“.

Per Carlo Rovelli (qui l’abstract dell’intervento) il punto di vista della fisica moderna riguardo il rapporto osservatore/osservato non può prescindere dalla constatazione della ampissima gamma dimensionale – dall’inifinitamente piccolo all’infinitamente grande – e dalla profonda complessità (di fronte alla quale “…il nostro umano-centrismo vacilla…”) degli oggetti che la fisica studia. Di questa ampiezza, di questa complessità, l’osservatore è parte integrante ed in essa è irrimediabilmente “immerso”: “Mentre la fisica classica descriveva un mondo completamente indipendente dall’osservatore, la presenza dell’osservatore è esplicita alla base della fisica moderna. Questo suggerisce che la struttura della realtà possa essere compresa meglio in termini di “relazioni” e “processi” che non in termini di “cose” e “sostanze”. (…) Il nostro è un mondo di relazioni, prima di essere un mondo di cose.

Entrambi i contributi sollevano tante ed importanti questioni che sono (o dovrebbero essere) di interesse anche per l’intelligence e per gli studiosi di intelligence.

Stay tuned…